Mariella Laneve

Kalè: l’uomo e il sogno. La forma ai confini dell’anima”

 

La ricerca del bello, del nobile, del puro, è una espressione sensibile di colui (o colei) il quale tende a dare un ordine alle cose, alle proprie azioni, ai propri pensieri.

 

In un tempo di forte travaglio in termini di ordine umano e di pensiero, si assiste  gradualmente alla perdita della capacità di discernimento e di ricerca della verità che si traduce in speranza tradita. Si va, si procede e si continua a vivere senza permettere la determinazione e definizione di un ideale, di un modello in grado di consentire la continuità della ricerca nella proposizione umana. Non permettere ai giovani di continuare in questa ricerca, significa essere artefici di ulteriori gaps  culturali che rendono difficile il superamento di certi ostacoli e favoriscono, di contro, la possibilità di allargare il vuoto, sempre più voraginoso, che gradualmente ci assorbe e ci annienta.

 

Non conoscevo Mariella La neve! La conosco da poche ore, tante quanto bastano a farmi comprendere di trovarmi di fronte ad una giovane donna autorevole nel pensiero e dotata di capacità artistiche capaci di esprimere, in maniera secca e precisa, una forte propulsione ideale.

 

Mariella mi ha offertola possibilità di tornare a credere alla idea che si concretizza in immagini e ci offre un itinerario di ricerca e di speranza rinnovata. Di questo nuovo Mariella ha creato un valore ideale che storicamente si impone in termini di perfezione per il conseguimento di fini estetici, partendo da un modello onnivalente: il classicismo ripensato.

 

Ricorre all’antico, la nostra artista, che è il nuovo di sempre; pone dei punti fissi e dice e afferma che tutto può essere bello (Kalon), ma ancora meglio se al femminile (Kalè). Ecco, da questa certezza ha origine il suo itinerario ideale che, tanto ideale non è, in quanto l’artista vuole percorrerlo per intero, senza tracimare nel male che è soltanto Kakon e non può permettere alcuna ricerca, alcuna costruzione, alcuna rinascita, alcuna perfezione.

 

Per molti può essere un punto di arrivo, per Mariella è un punto di partenza in cui non è solitaria, ma in compagnia della poesia di Loredana Alfieri che assicurarsi la giusta via che mena dritto alla sublimità spirituale. Immagine e poesia per comporre un duo in cui sia assicurato un razionalismo lucido e sincero. Un itinerario ideale che è percorso concreto della realtà contemporanea, quasi un viaggio della ragione e dell’immagine attraverso le difficoltà umane.

 

Ma attenzione! Siamo di fronte ad un’anima tutta al femminile, che non accetta il brutto, rigetta il male, ricerca il senno e non fa mai apparire l’esistenza del male che pur è fortemente presente e vivo. E’ un fatto sensazionale della capacità dell’anima che vorremmo non fosse mai urtato per timore di riprendere a cadere  in quella voragine che Mariella ha sostituito, con fermezza, con l’azzurro del cielo.

 

Quelle figure, tute uguali, non si muovono sul rosso dell’asfalto, ma sull’azzurro del cielo che può essere sotto i nostri piedi, che può essere l’inversione del paradiso, ma che in realtà rappresenta la possibilità certa di poter camminare su prati sereni, gradualmente colorati prima di rosso, poi di giallo e quindi di celeste e di bianco, e questo non per il passaggio delle stagioni, ma per il cambiamento di portamento, di attitudini, di mentalità.

 

Tronchi che creano un ordine mentale e che, allo stesso tempo, ti tengono stretto nella realtà; cime simili eppure tanto diverse tra loro, ma tutte accomunate da un unico desiderio che la gradualità cromatica lascia bene intendere andare verso il luogo promesso.

C’è, ed appare anche molto forte, la componente religiosa. A volte suscita immagini persino bibliche. Le figure si muovono incredule e sono prese persino dal dubbio, poi ritornano e raggiungono il mare che sembra aprirsi e permettere il passaggio che porterà al luogo promesso: la terra promessa in cui far sorgere case ideali, non tanto vicine, in giochi geometrici idilliaci, rese isolate, ma lasciate insieme per creare il bene sociale strettamente legato al bene individuale: l’uomo e il sogno.

 

Mariella crea la sensazione dal bello e le da forma pur sapendo di essere ai confini dell’anima, ma l’anima, che è ai confini dell’uomo, è la sola, l’unica forza capace di arginare il male che può anche mutarsi in bello, in serenità, in orgogliosa nobiltà di vita.

 

Lo sguardo dall’alto indica una visione dominata, distaccata, aristocratica, lontana dalla materia, per cui “assomiglio a questo tempo – scrive la Alfieri- e voglio assomigliare ad altro tempo dove esistono  ragioni di vita”, e Mariella La neve ha tante, molte ragioni di vita.